Quando mi reco fuori Bologna, preferisco spesso prendere le strade provinciali. Questo mi permette di osservare meglio le campagne circostanti e notare emergenze di interesse storico o naturalistico. Qualche tempo fa sono andata a Modena attraverso la SP255, meglio conosciuta come via Modena e vi racconterò cosa potete incontrare sul percorso partendo da San Giovanni in Persiceto.
Imboccando la via dalla Rotonda Enzo Biagi, sulla destra noterete una casa dal tipico colore rosso pompeiano che probabilmente doveva essere una casa cantoniera. Questi edifici, un tempo utilizzati per ospitare i cantonieri, incaricati della manutenzione delle strade statali, sono stati venduti e convertiti ad abitazioni o recuperati per attività turistiche, ricettive o culturali. Questo è un modo intelligente per conservare un pezzo di storia della viabilità italiana.
Poco oltre, incontriamo l'Oratorio di S. Antonio, costruito nel 1760 e caratterizzato da tetto a tre falde, cornicione, architrave del portone in rilievo e rosone centrale. L'edificio religioso è annesso a Villa Sassoli (o Tamburi), una casa padronale di origine ottocentesca che un tempo presentava nella corte una casa colonica e stalla adiacente che ha perso i caratteri originari. Il toponimo "Sassoli" si riferisce ad una famiglia trasferitasi da Sassuolo nel persicetano attorno al 1400.
Lungo la via si incontrano spesso case coloniche e residenze dei primi del '900 che presentano interessanti particolarità architettoniche o vengono annunciate da lunghi filari di alberi. Sono i segni di un territorio che ha saputo mantenere la sua identità rurale pur evolvendosi nel tempo.
All'ingresso di Sant'Agata Bolognese arriviamo alla Rotonda San Cristoforo, patrono dei viaggiatori e, nel caso specifico, degli automobilisti. Al centro della rotonda troviamo un'opera d'arte intitolata "La velocità della Luce", nata dal progetto del team "0.9" come omaggio alla velocità e al dinamismo. Riproduce la silhouette di una supersportiva Lamborghini e la notte si illumina dei colori della bandiera italiana.
All'incrocio con via Frati incontriamo la Chiesa di Santa Maria in Strada, nota anche come Chiesa dei Frati o Chiesa della Beata Vergine Addolorata, costruita nel XVI secolo. L'edificio è parte di un complesso che comprende chiesa, sacrestia, campanile e l'ex convento dei frati, oggi adibito ad uso residenziale privato. L'esterno è in muratura intonacata con facciata a capanna, l'interno ad aula voltata a vela con abside quadrangolare. Davanti alla chiesa scorre il Canal Chiaro e appena oltre il canale ilCorso A. Pietrobuoni conduce al centro storico cittadino.
Continuando a guidare su questa strada noterete che è continuamente attraversata da auto da corsa. Questo perché stiamo raggiungendo Modena, il cuore della Motor Valley. È un territorio, quello emiliano-romagnolo, che ha visto nascere e svilupparsi alcune delle case automobilistiche e motociclistiche più famose al mondo. Ferrari, Maserati, Ducati, Pagani sono solo alcuni dei nomi che hanno legato la loro storia a questo territorio. E come dimenticare la Lamborghini, che ha sede proprio a Sant'Agata Bolognese. Fondata nel 1963, si dice a seguito di una lite fra Ferruccio Lamborghini, che allora costruiva trattori, ed Enzo Ferrari, che avrebbe risposto a Ferruccio "Che ne vuole sapere lei di auto che guida trattori?" a proposito della sua opinione sul malfunzionamento di una Ferrari 250GT da lui posseduta. Lamborghini volle dimostrare a Ferrari che era possibile costruire macchine da corsa meccanicamente perfette ed a modo suo, ci riuscì.
Rimanendo in tema, uscendo da Sant'Agata ci troviamo alla rotatoria Miura, al centro della quale si trova l'installazione "Il corno di toro" progettata dal team ACQ Studio di Livorno. È un'opera dalle linee tese, minimali e taglienti, caratterizzata da superfici geometriche e intersezioni che si sviluppano in altezza con forme dorate, stilizzate e piegate, come nel linguaggio stilistico delle vetture Lamborghini.
Questo tratto di strada attraversa campagne sconfinate dove si trovano antiche residenze, spesso posizionate internamente e quindi non immediatamente visibili. Ci accorgiamo della loro presenza solo dai pilastri che un tempo reggevano i cancelli di accesso o, come nel caso di Villa Solitomba (o Sassoli-Tomba), dal piccolo edificio accessorio collocato all'inizio dello stradello che conduce alla residenza, probabilmente un tempo ad uso del custode. Questa villa è un omaggio al neogotico, con la forma di un castello, le finestre ogivali gotiche e i merli a coda di rondine. Ma in realtà è il frutto di vari interventi sulla struttura originaria. Sembra infatti che nel 1470 tre corpi di fabbrica distinti si trovassero all'incrocio di strade storiche dove Papa Giulio II transitò mentre si recava all'assedio di Mirandola.
Poco più avanti la SP255 prende il nome di Tangenziale Nonantolana. Siamo in un territorio solcato da una storia millenaria. I ritrovamenti più antichi nella zona nonantolana risalgono all'età del bronzo (XVII-XII secolo a.C.), con la terramara di Redù. Successivamente l'area fu occupata nella Prima e Seconda età del Ferro e colonizzata in epoca romana, da cui sembra derivare il toponimo ("nonaginta", il numero romano che significava novanta). L'Abbazia di Nonantola è invece di epoca longobarda ed è stata fondata nel 752 dal monaco benedettino Anselmo, per volere del re longobardo Astolfo. L'abbazia, al confine tra il ducato longobardo e il dominio bizantino, si trovava in una posizione strategica per ragioni politiche e militari e divenne nel Medioevo sede di uno dei più importanti e ricchi monasteri europei, scatenando le mire espansionistiche dei vescovi di Modena e Bologna e di alcune potenti famiglie. Nel XII secolo Bolognesi e Modenesi si contesero il territorio, costruendo le rispettive torri. Quando nel 1412 la città passò agli Estensi, l'Abbazia era ormai decadente e abbandonata. In epoca napoleonica tutti gli ordini religiosi vennero soppressi e dopo il 1821 l'abbazia fu assegnata al vescovo di Modena che ancor oggi ne è l'abate.
Non dimentichiamo poi il fiore all'occhiello del territorio: l'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP. Le uve destinate alla produzione devono essere coltivate nel territorio di Modena e l'intero processo di produzione - la preparazione dei mosti, l'invecchiamento in acetaie, l'imbottigliamento - deve avvenire entro i confini provinciali. Su tutto il territorio sono numerose le acetaie dove potrete godere del sapore che questo prodotto unico e di origini antichissime offre.
Una di queste, tra le più grandi e prestigiose di Modena, si trova a Navicello, borgo rivierasco che raggiungerete con una piccola deviazione sul percorso attraversando il Ponte sul Navicello Vecchio. Il toponimo suggerisce l'idea di un tipo di imbarcazione che in tempi antichi navigava sul fiume, in questo caso il Panaro, trasportando merci e persone. Come molti borghi sorti sui fiumi, Navicello è caratterizzata da argini e percorsi ideali per passeggiate a piedi o in bicicletta, ma è anche ricca di storia, legata sia alla vicinanza al Panaro sia alle vicissitudini locali. Una di queste è ricordata nel Monumento ai Martiri del 9 Marzo 1945, che incontrerete non appena attraversato il ponte. Il monumento raccoglie in realtà una duplice memoria. Centralmente viene sintetizzata la missione etico-culturale del manufatto, che ricorda due fasi distinte della Resistenza di Navicello. La parte sinistra si riferisce all'evento più tragico dell'esperienza di guerra della zona: fra il 20 febbraio e il 3 marzo 1945, durante un grande rastrellamento nelle campagne di Nonantola, Villavara e Bomporto, diversi partigiani vennero arrestati e condotti nelle carceri di Modena. Il 9 marzo i fascisti della Brigata Nera di Nonantola, guidata da Ascanio Boni, uccisero lungo l'argine del Panaro dieci uomini scelti fra questi ostaggi. La parte destra commemora gli abitanti della frazione che sono morti poiché hanno sostenuto la Resistenza.
Spero in futuro di potermi fermare di più in queste zone per approfondire la storia del luogo, che tanto mi ricorda località vicine a casa mia, come Malacappa.
Per ora il mio percorso procede verso il centro di Modena. Ritornando sul tratto della SP255 che si chiama via Nonantolana, avrete modo di notare sulla destra un'enorme distesa verde che si può osservare meglio entrando in via Enrico Caruso. Non ho trovato informazioni precise in merito, ma osservandola dall'alto ritengo possa trattarsi di una riserva o area di rimboschimento. È degna di nota anche considerando l'area industriale che si sviluppa poco distante.
Una volta arrivati nel centro di Modena, la via Nonantolana cede il passo alle strade cittadine. Tornando all'archeologia, se parcheggiate l'auto in zona stadio, vi consiglio di visitare il Parco Archeologico Novi Ark. Si tratta sia di un sito archeologico che di un museo all'aperto, dove i rinvenimenti più significativi riguardano i livelli di età romana che hanno restituito un'area periferica della città di Mutina attraversata da una grande strada in ciottoli che doveva collegare Modena a Mantova. Oltre alla strada, lo scavo ha portato in luce una necropoli con numerose tombe e monumenti funerari, due edifici rurali, vasche e impianti produttivi, e tre grandi discariche contenenti scarti di anfore e altri materiali archeologici.
Il mio itinerario finisce qui, tra monumenti funebri romani e antiche strade ancora solcate dai carri. E voi, se volete fare lo stesso percorso, non esagerate con la velocità: con la fretta non vi godete il paesaggio. Fate come i Romani, che a piccoli passi hanno conquistato il mondo.
Bibliografia, link ed altri materiali utili alla scrittura dell'articolo:
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Mappa Google MyMaps del percorso sulla via Modena
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Oratorio di Sant'Antonio, Villa Sassoli-Tomba, case coloniche e civili del territorio di San Giovanni in Persiceto e Sant'Agata Bolognese:
- Catalogo Generale dei Beni Culturali
- PSC San Giovanni in Persiceto – Classificazione degli edifici di interesse storico e architettonico (disponibile online)
- Classificazione degli edifici di interesse storico e architettonico di Sant'Agata Bolognese (disponibile online) -
Chiesa di Santa Maria in Strada su Le Chiese delle Diocesi Italiane
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Motor Valley:
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Nonantola:
- su visitmodena.it
- su Wikipedia
- Per i ritrovamenti archeologici nella zona di Nonantola, consiglio di consultare la mappa del patrimonio culturale dell'Emilia-Romagna (WebGIS) -
Navicello, territorio, memoria e tradizioni:
- Navicello, 9 marzo 1945 – da straginazifasciste.it
- Monumento di Navicello
- Ottanta anni fa l'eccidio di Navicello, oggi la commemorazione lungo l'argine – articolo su ModenaToday (9 marzo 2025)
- Il Mulino di Navicello – Acetaia – da serafiniantichita.it -
Parco Archeologico Novi Ark, Modena:
- su Visitmodena.it
- su Wikipedia








