La storia di Rocca Isolani è quella di un edificio che ha cambiato pelle più volte, adattandosi ai tempi e alle necessità dei suoi signori. Le origini risalgono all'inizio del Trecento, quando gli Isolani – famiglia di mercanti di seta originaria di Cipro, arrivata a Bologna sul finire del Duecento – cominciarono ad acquisire terre nel Minerbiese. La costruzione della rocca, edificata fuori dal castrum medievale e protetta da un'ansa del fiume Savena, rappresentava il simbolo tangibile del loro crescente potere semi-signorile sul territorio.
Ma le vicende belliche del Quattrocento non risparmiarono l'edificio. Nel 1403, dopo che Jacopo Isolani aveva guidato un piccolo esercito di Minerbiesi armati per sostenere Gian Galeazzo Visconti nella battaglia di Casalecchio contro i Bentivoglio, i Visconti ricompensarono la famiglia con l'investitura feudale del territorio. La rocca venne quindi ricostruita e fortificata, assumendo dimensioni più imponenti. Eppure, nel 1438, le truppe viscontee la distrussero nuovamente durante gli scontri per il controllo di Bologna. La struttura venne riedificata, ma il destino aveva in serbo un'ulteriore prova: nel 1527 i Lanzichenecchi in marcia verso Roma la incendiarono parzialmente, lasciando dietro di sé rovine e desolazione.
È dalla metà del Cinquecento che nasce il complesso che possiamo ammirare oggi. Giovanni Francesco Isolani, forte del riconoscimento papale che nel 1524 aveva trasformato Minerbio in contea perpetua della famiglia, decise una ricostruzione radicale. Il clima di pacificazione tra papa e imperatore – suggellato dall'incoronazione di Carlo V a Bologna nel 1530 – rendeva superflue le rigide esigenze difensive. La rocca poteva finalmente diventare quello che i suoi signori desideravano: una residenza di campagna degna del loro rango.
L'intervento trasformò l'antico fortilizio in un palazzo signorile, valorizzandone le funzioni residenziali senza però cancellare completamente la memoria della sua origine militare, tuttora ancora ben visibile esternamente.
Del complesso cinquecentesco fa parte anche la splendida torre colombaia ottagonale, edificata nel 1536 ed attribuita al genio di Jacopo Barozzi, detto il Vignola. Si tratta di un vero gioiello architettonico, servito all'interno da una scala elicoidale che consentiva di raggiungere e mantenere le migliaia di cellette per i colombi. Una soluzione tecnica sorprendente che testimonia l'ingegno dell'epoca e l'attenzione per i dettagli funzionali anche negli edifici accessori.
Accanto alla rocca si trova Villa Isolani, il cosiddetto "Palazzo Nuovo", opera attribuita a Bartolomeo Triachini. Un rogito del 1557 documenta che Alamanno Isolani si valse dell'architetto per "continuare" l'edificio. Il palazzo rappresenta un ulteriore ampliamento del complesso residenziale e si caratterizza per una loggia innovativa che diventerà poi motivo ricorrente nelle ville bolognesi dell'epoca. La facciata mostra proporzioni eleganti tipiche dell'architettura cinquecentesca, e la struttura originaria prevedeva l'accesso al piano nobile esclusivamente attraverso una scala esterna, mentre quella interna è un'aggiunta ottocentesca.
Ma è all'interno della rocca che si custodisce il tesoro più prezioso: il ciclo di affreschi realizzato intorno alla metà del Cinquecento da Amico Aspertini. Questo pittore bolognese, che all'inizio del secolo aveva lavorato con il Francia e il Costa ai grandi cicli bentivoleschi, qui diede prova della sua maturità artistica decorando tre sale con scene mitologiche e astronomiche di straordinaria bellezza. I cartoni preparatori di questi affreschi sono oggi conservati al British Museum di Londra, testimonianza dell'importanza internazionale di quest'opera alla quale un restauro eseguito nel 2000 ha dato nuova vita.
La Sala di Marte presenta il dio della guerra al centro della volta, mentre le pareti sono scandite da erme monocrome e peducci con figure maschili e femminili. Questi elementi decorativi probabilmente incorniciavano scene più ampie che purtroppo sono andate perdute nel corso dei secoli. L'effetto complessivo doveva essere quello di uno spazio solenne, in cui la mitologia classica si prestava a celebrare le virtù guerriere della famiglia committente.
Nella Sala dell'Astronomia lo spettacolo è ancora più suggestivo. Le nicchie ospitano le figure delle Muse e delle Arti Liberali, mentre quattro telamoni sostengono un'illusionistica balconata dipinta sulla volta. Da questa balconata si affacciano le figure a mezzo busto di Diana e Apollo, creando un gioco prospettico che amplifica lo spazio e invita lo sguardo verso l'alto, verso quel cielo dove abitano le divinità e si muovono gli astri.
Della Sala di Ercole, ancora non visitabile perché in fase di restauro, sono descrivibili le tracce delle ampie vedute paesistiche che fanno da sfondo alle imprese dell'eroe mitologico, raccontate in primissimo piano. È proprio questo dialogo tra figura e paesaggio, tra primo piano narrativo e profondità spaziale, a caratterizzare lo stile maturo dell'Aspertini e a rendere questi affreschi un documento prezioso della cultura figurativa bolognese del Cinquecento.
Gli affreschi dell'Aspertini a Minerbio, oltre alle affinità con la cultura parmense, hanno qualche coincidenza con le decorazioni dell'Imperiale di Pesaro datate intorno al 1530 da Amalia Mezzetti. Il linguaggio manierista, con le sue citazioni colte e i giochi illusionistici, trovava qui un'applicazione perfetta in un ambiente di provincia che aspirava a emulare i fasti delle corti più raffinate.
Il cortile quattrocentesco, inglobato nella struttura cinquecentesca, mantiene ancora oggi il suo fascino con due logge sovrapposte e un cornicione decorato da originali fregi policromi in cotto bolognese. Questi fregi, risalenti alla metà del XIV secolo e raffiguranti scene di corte rinascimentale, furono recuperati durante le ristrutturazioni successive e testimoniano la continuità artistica e culturale del complesso.
Il dominio degli Isolani su Minerbio durò fino al 1734, quando i continui contrasti di giurisdizione con il Senato bolognese portarono alla perdita definitiva dei diritti feudali. I loro territori furono sottoposti all'autorità della Comunità locale controllata da Bologna, segnando la fine di un'epoca. Eppure la famiglia mantenne la proprietà della rocca, che conserva tuttora, garantendone la continuità e la cura attraverso i secoli.
Il borgo medievale di Minerbio, nato probabilmente con l'insediamento delle centocinquanta famiglie mantovane che nel 1231 ricevettero in affitto perpetuo queste terre dal Comune di Bologna, si sviluppò con il tipico impianto ortogonale del castrum, con strade che si incrociavano ad angolo retto e un fossato difensivo che lo proteggeva. La porta d'ingresso, un tempo munita di ponte levatoio, venne ristrutturata nell'Ottocento con pesanti interpolazioni, ma mantiene ancora il suo ruolo di accesso al cuore antico del paese.
Il complesso della Rocca Isolani si erge oggi circondato da alberi imponenti e dal "prato delle fiere", in antichità luogo di mercato e tornei d'armi. Negli anni Sessanta del Novecento un ampio programma di restauri ha permesso il recupero di porticati, monofore e finestre che erano stati tamponati in epoche diverse, restituendo leggibilità alla struttura originaria. Nei due decenni successivi fu ripristinato il grande parco di alberi secolari che circonda la rocca, completando così un'operazione di valorizzazione che ha restituito dignità a questo straordinario complesso monumentale.
La deviazione del fiume Savena nel 1561, ordinata dal legato papale a seguito di alcune disastrose rotte del Po, ebbe un impatto decisivo sulla struttura urbanistica di Minerbio. Il fiume, che fino ad allora aveva attraversato il centro abitato alimentando i fossati difensivi e gli impianti molitori, venne regimentato in un alveo rettilineo più a occidente. Gli impianti del borgo furono chiusi e l'abitato cominciò a espandersi fuori dalle mura, lungo l'antico alveo. Oggi di quel passaggio rimane memoria solo nei nomi delle vie Savena Inferiore e Superiore.
Visitare il complesso di Rocca Isolani a Minerbio significa immergersi in una storia stratificata, dove ogni pietra racconta di battaglie e ricostruzioni, di ambizioni nobiliari e genio artistico. Le mura portano ancora i segni delle trasformazioni successive, ma è proprio questa stratificazione a renderle testimoni autentiche di quasi otto secoli di storia. La famiglia Isolani ha saputo attraversare epoche turbolente mantenendo il proprio ruolo e la propria identità, lasciando in eredità un complesso monumentale che rappresenta una delle testimonianze più significative dell'evoluzione architettonica ed artistica nella pianura bolognese.
Fonti:
- Visita guidata organizzata dall'Associazione Ville Storiche Bolognesi
- Rocca Isolani – Comune.minerbio.bo.it
- Rocca Isolani – Wikipedia.it
- Storia – Comune.minerbio.bo.it
- Rocca Isolani – Patrimonio Culturale dell'Emilia-Romagna (PAT ER)
- Ville del Bolognese di Giampiero Cuppini e Anna Maria Matteucci – Zanichelli Bologna – seconda edizione riveduta e ampliata (1969) – pagg. 15/18 – 36 – 151/156 – 346/347.
- Dal Santerno al Panaro a cura di Cesare Bianchi – Vol. III – Proposta edizioni Bologna (1987) – Pagg. 147/150.








