Tutti noi conosciamo le origini di Bologna come città etrusca di nome Felsina. Vi sono diverse leggende che raccontano di come la città è stata fondata, ma la più affascinante è quella che riguarda l'amore tormentato tra Aposa, principessa dei Galli Boi e Fero, principe etrusco.

 

Aposa e la leggenda di FelsinaLa leggenda racconta che un giorno, al tempo degli Etruschi, un re partì in nave dalla sua terra con il suo popolo per cercare prosperità e fortuna altrove. Navigò fino all'approdo in una fertile pianura attraversata da un torrente lungo il quale crescevano salici, pioppi, olmi, querce. Qui decise di fondare la nuova città tracciandone il solco del perimetro con un aratro. Poi, con l'utilizzo dell'argilla trovata vicino al fiume, vennero costruiti templi e abitazioni, strade e piazze, ed infine si stabilì il luogo della necropoli, la città dei morti, importante quanto quella dei vivi. Il re, soddisfatto, decise di dare alla nuova città il nome della figlia: Fèlsina.
Ma il re aveva anche un figlio maschio, Fero, un giovane dai capelli neri molto bello e di grande intelligenza. Un giorno Fero uscì dalla città per andare nella foresta a raccogliere fiori per farne una collana. Lì notò una bambina dai capelli lunghi e biondi e gli occhi turchesi, che lo spiava nascosta dietro ad una quercia. Credendo che fosse una dea, si inginocchiò davanti a lei e i due fecero conoscenza. Lui si presentò come il figlio del re della città di Felsina e lei come la principessa Aposa, figlia del capo dei Galli Boi.
Da quel giorno i due divennero inseparabili, nonostante le loro diversità. Aposa, infatti, apparteneva ad un popolo nordico di guerrieri e cacciatori e viveva sulla collina, in un villaggio di capanne protetto da palizzate. Era abituata ad una vita a contatto con la natura e gli animali. Fero, invece, presenziava alle celebrazioni insieme ai genitori ed ai banchetti con gli ospiti, assisteva al lavoro degli artigiani, aveva una cultura musicale e sapeva danzare. Ma ognuno dei due rispettava la cultura dell'altro e così decisero che un giorno si sarebbero sposati.

Fero e Aposa si incontrano. Illustrazione di Arianna FarricellaNessuno sapeva del loro legame fino al giorno fatidico in cui Fero, divenuto un giovane uomo e convocato dal padre affinché si sposasse e lo sostituisse, propose Aposa, figlia del capo dei Galli Boi, come sua futura sposa.
Né il re degli Etruschi né il capo dei Galli erano contenti di una futura unione dei loro figli con qualcuno di un altro popolo: il primo giudicava i Galli dei selvaggi, il secondo non voleva dare la propria figlia in sposa ad un uomo con la pelle scura e crespo di capelli con tutti i guerrieri alti e biondi del suo popolo che la desideravano.

Tuttavia, dovettero cedere alle insistenze dei due giovani amanti e decisero di testare le loro qualità sottoponendoli ad alcune prove. Il re degli Etruschi, desideroso di scoprire se Aposa era degna di divenire una principessa etrusca, decise che voleva vederla suonare il flauto e danzare. Grazie agli insegnamenti di Fero, ella superò la prova brillantemente con una tale grazia da conquistare il re.

Aposa ritorna al villaggio - Illustrazione di Arianna FarricellaIl capo dei Galli Boi, invece, sfidò Fero a dimostrargli di essere un abile cacciatore e gli chiese di portargli di lì a due giorni un orso e un cervo.

Grazie alla sua abilità nel costruire trappole e aiutato anche dalla bella Aposa, Fero riuscì a catturare forse il più grande orso della foresta, ma non il cervo. Il capo dei Galli non volle sentire scuse, i patti erano i patti: in assenza del cervo, non acconsentì a dare sua figlia in sposa a Fero.

 

Ma i due giovani amanti non si diedero per vinti e continuarono ad incontrarsi. Ogni notte, Aposa attraversava il fiume per raggiungere il suo amato e al mattino, all'alba, tornava al villaggio. Ma una notte, Aposa non arrivò. Fero la attese fino all'alba, poi la cercò inutilmente. Il fiume l'aveva portata via. Per molto tempo Fero pianse la sua amata ed il capo dei Galli pianse la figlia. Finché un giorno decisero di dare al torrente il suo nome, Aposa, ponendo fine per sempre alla divisione che il corso d'acqua aveva creato tra i due popoli.

 

Questa versione della leggenda ci tramanda una realtà ancora riscontrabile ai giorni nostri: la complessità nell'accettare, rispettare ed accogliere le rispettive differenze nei rapporti interculturali che invece, senza conflitto, sarebbero motivo di arricchimento.

 

Bologna etrusca (Felsina)Ma, come dicevo, la leggenda è stata raccontata con molte varianti nel corso del tempo. Una delle versioni narra del re etrusco Fero che, proveniente da Ravenna, approdò nella nostra pianura fra due torrenti, l'Aposa e il Ravone, ed in questa terra sconosciuta ma posizionata in un'area geograficamente strategica per i commerci, costruì un villaggio che si ampliò particolarmente attorno ad uno dei due torrenti, tanto che Fero decise di collegare le due sponde con un ponte. Questa infrastruttura, conosciuta come il Ponte di Fero, talvolta erroneamente ricordato come "ponte di ferro", era situata probabilmente nell'odierna via Farini (già via Ponte di Ferro), tra piazza de' Calderini e piazza Minghetti. Si racconta che un giorno Aposa, moglie di Fero, annegò nel torrente nell’attraversarlo ed egli diede il suo nome al corso d’acqua. Il villaggio crebbe e Fero decise di proteggerlo con una cinta muraria alla cui costruzione lavorò lui stesso. La figlia, in una caldissima giornata estiva, gli porse un recipiente d'acqua a patto che Fero desse il suo nome alla città. Fero mantenne la promessa e da quel momento la città prese il nome della figlia, Felsina.

 

Torrente Aposa BolognaIl filosofo greco Eraclito, con la sua espressione "Panta rei", intendeva dire che tutto scorre, cambiando e trasformandosi costantemente. E così fanno le acque, i secoli e la storia.
Tuttavia, per Bologna, da sempre legata alle sue tradizioni antiche, lo spirito della bella e dolce Aposa vive ancora nelle acque di quel torrente naturale che attraversa la città sin dai tempi degli Etruschi e che, anche se parzialmente coperto, continua a scorrere, nello stesso alveo originale, sotto strade e portici, echeggiando ancora il suo immortale amore per Fero.

 

 

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Genziana Ricci
Sono Genziana Ricci, una blogger curiosa e da sempre appassionata di storia, cultura e arte. Ho creato questo blog per condividere con i lettori piccole e grandi storie del territorio di pianura bolognese, ferrarese e modenese. Credo profondamente nel valore del confronto e della divulgazione di conoscenze legate alla nostra storia, alle tradizioni e alla cultura del territorio, perché sono parte della nostra identità e possono offrire alle nuove generazioni insegnamento e arricchimento. Del resto, la storia ha bisogno di camminare sempre su nuove gambe.

 

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