Se ci pensiamo bene, non v'è luogo antico, villa, palazzo o monastero, sul quale non circolino storie, aneddoti e leggende. La cultura popolare, soprattutto nei piccoli paesi come il nostro, svolge un ruolo fondamentale nel creare e tramandare racconti o costruire misteri.
Ho sempre pensato alla leggenda come al luogo in cui la razionalità abbassa il capo levandosi il cappello e facendo un inchino. Ma anche al luogo di mille verità nascoste, giacché difficilmente si genera dal nulla, ma è sempre il frutto di una realtà la cui alterazione aumenta mano a mano che ci si allontana dal momento in cui ha avuto origine.
La Mota, quale vecchio edificio dalle origini ancora oggi sconosciute, è una di quelle costruzioni sulle quali la popolazione argelatese ha ricamato ed intessuto le storie più disparate.
Si tratta di trame complesse, difficili da confermare o confutare senza "strappare l'intero tessuto", ma il cui racconto è piuttosto interessante. E allora, perché no, anche se non sono abituata ad eccessi di fantasia, sarò ben lieta di illustrare in questo articolo le storie che si raccontano, certamente con l'intento di approfondire (adesso o in seguito) quali verità possano celarsi dietro ad ognuno di questi racconti.
La prima leggenda che intendo affrontare è quella che narra l'esistenza di misteriosi passaggi sotterranei che collegherebbero il Castello di Bentivoglio a Villa Beatrice, passando sotto la Mota. Matilde di Canossa per muoversi lontano da occhi indiscreti da un luogo all'altro. In tempi più recenti, si dice che i passaggi venissero utilizzati durante la guerra dalle truppe fasciste e per lo stesso motivo.
La leggenda narra che in tempi antichi questo tunnel sotterraneo venisse utilizzato dalla contessa Ora, riguardo a Matilde di Canossa, ricordiamo che è vissuta intorno all'anno 1000 e pertanto, se questo tunnel è davvero esistito, doveva collegare non le costruzioni attuali (Villa Beatrice-Mota-Castello di Bentivoglio), ma le loro preesistenze, i cui resti costituiscono tutt'oggi le fondamenta di questi edifici (per approfondimenti: il Castello Motta di Argelato).
Inoltre, non vi sono prove o documenti che testimonino la presenza fisica della Canossa nei nostri territori.
Riguardo alla Mota, sappiamo per certo che in tempo di guerra fu scavato un tunnel sottoterra, che partiva da una delle botteghe, attraversava il cortile al lato sud dell'edificio, consentendo un'uscita sull'orto di Bisi Dario (vedi articolo Guizzardi), ma questa estensione così "locale" dello scavo (che fu eseguito negli anni del fascismo e senza sfruttare, a quanto risulta, eventuali passaggi già scavati) fa pensare ad elementi scollegati tra loro, senza attinenza l'uno con l'atro.
Considerando il legame secolare fra Villa Beatrice e la Motta di Argelato in merito alle proprietà, ritengo più plausibile la connessione sotterranea fra questi due edifici.
Cito, per analogia, quanto scrivono Cremonini e Ruggeri del Palazzo del Vignola nel libro "Antiche Ville e Palazzi della campagna di Argelato": "...si è pensato all'esistenza di pozzi a rasoio e cunicoli sotterranei collegati alla tenuta delle Larghe, distante varie centinaia di metri e facente parte dei possedimenti della Confraternita (cosa questa da non escludere). Il terreno attorno al palazzo può riservare però ancora sorprese e risposte sulla veridicità di queste notizie, infatti durante lavori di sistemazione dell'acquedotto, ad oltre un metro e mezzo di profondità e nelle vicinanze dell'entrata Nord del palazzo, sono state trovate tracce di un cunicolo con volta in mattoni; purtroppo, per le diverse finalità dello scavo, la traccia non è stata indagata e approfondita con saggi specifici, lasciando così irrisolti i nostri interrogativi."
Tornando al collegamento fra Bentivoglio ed Argelato, mi sono consultata con l'Associazione Amici delle Vie d'Acqua e dei Sotterranei di Bologna , che da oltre 20 anni si occupa di studiare evalorizzare sia il patrimonio idrico di Bologna che le strutture sotterranee della città. Massimo Brunelli, vicepresidente dell'associazione, ha risposto immediatamente alla mia richiesta di informazioni: "...in oltre 20 anni di attività non c'è palazzo, chiesa, rifugio, cripta, monastero di cui si sia trattato che non abbia avuto (in alcuni casi ha ancora) la leggenda di fantomatici passaggi che portavano chissà in quale punto lontano. E dove finisce la leggenda e inizia la verità (o viceversa) non sempre è facile saperlo. Devo anche dire che tra i due paesi c'è una bella distanza; poco più di 6 chilometri e mezzo con terreno in gran parte argilloso. Vero che l'esperienza mi insegna di non dare mai nulla per scontato, vero pure che i romani nel I° secolo hanno scavato quel meraviglioso acquedotto di 21 Km completamente ipogeo che ancora oggi è in funzione, però questa cosa mi rende non molto realista. Ma... tutto può essere..."
Dunque l'indagine, riguardo a questo argomento, lascia ancora molte domande senza risposta, ma nell'ambito della mia ricerca mi sono aggregata all'Associazione, visitando luoghi come rifugi antiaerei, acquedotti ed altre strutture sotteranee che possano istruirmi sulla loro funzione, le condizioni di terreno ottimali, i materiali ed i metodi di costruzione utilizzati.
Altro argomento collegato alle vie d'acqua ed ai passaggi sotterranei, sono i pozzi. Ad Argelato ogni abitazione ne aveva uno. Anche la Mota. Ed ancora esiste.
Alcune persone parlano di pozzi che fungerebbero da collegamento tra una proprietà e l'altra come porte d'ingresso e di uscita oppure come nascondiglio per armi, munizioni o altri oggetti. Questa leggenda è in in parte vera: Massimo Brunelli mi ha informato che facendo diverse indagini speleologiche all'interno di pozzi, sono state scoperte aperture circolari, non visibili dall'alto, che si aprivano appena sopra il livello dell'acqua. Indipendentemente dalla loro funzione, come vedete, abbiamo trovato quella parte di verità nascosta all'interno della leggenda. Un'altra leggenda che si tramanda da tempo qui in paese è quella che riguarda il tesoro della Mota, che secondo alcuni sarebbe nascosto sotto l'edificio. In virtù di questa leggenda, pensate, quando diversi anni fa fecero alcuni lavori di ristrutturazione, mezza Argelato vi assisteva, probabilmente nella speranza che gli scavi lo portassero alla luce.
Ma nessun forziere venne miracolosamente ritrovato. Anni fa, ne parlai con la nipote di Bisi Dario e lei mi spiegò che probabilmente la spiegazione alla leggenda era molto più semplice: durante il secondo conflitto mondiale, ognuno proteggeva quel poco di prezioso che aveva da parte nascondendolo sotto la terra per evitare furti. Così faceva anche suo nonno con alcune bottiglie piene di monete. Non preoccupatevi, dopo la fine della guerra, il Bisi ha provveduto a rimuoverle tutte e credo l'unico "tesoro" rimasto sia rappresentato dalla rilevanza storica del terreno sul quale la Mota sorge.
Altro mito diffusosi sulla Mota è la misteriosa tavola di legno con la data "1384" ritrovata tra le assi del pavimento del piano sottotetto durante i lavori di ristrutturazione. La data incisa è stata attribuita all'anno di costruzione dell'edificio. Innanzitutto, ci tengo a precisare che l'asse è stata vista da almeno da 4 persone. Ma dopo la chiusura dei lavori, è sparita. Ipotizzo che, una volta rimossa per la ricostruzione totale dell'intero piano, sia finita al macero, con grande perdita per l'intera ricerca.
Ad ogni modo, in assenza del "reperto" per una possibile analisi, diverse cose sono in discussione: per esempio, la possibilità che l'asse sia stata recuperata da un precedente edificio esistente al tempo su questo terreno, oppure la sua "originalità", intesa come capacità di conservazione del legno dopo più di 700 anni.
Le uniche storie che non ho ancora sentito raccontare sulla Mota sono quelle sui fantasmi, cosa assai strana per un edificio così vecchio, che di cose da narrare ne avrebbe tante, se solo i muri potessero parlare! Sarà che la Mota è ancora un edificio così reale, così "vivo", così protagonista del territorio in cui sorge, che il termine "spettrale" non gli si addice proprio.
E' vero, il tempo ha riservato a questo edificio grandi sfide, ma per qualche ragione lo ha anche conservato nella storia, protetto, portato ai nostri giorni come quello che probabilmente è nato per essere: un luogo nel quale sentirsi finalmente...a casa.
Un ringraziamento a Massimo Brunelli ed all'Associazione Amici delle Vie d'Acqua e dei Sotterranei di Bologna per la disponibilità e la consulenza prestata.
Inoltre, alle persone che mi hanno raccontato storie e leggende legate a questo edificio, sulle quali mi auguro di potere indagare ulteriormente.