Il luogo di incontro per la nostra visita guidata è il celebre monumento di Girolamo Savonarola.
Questa sera scopriremo la parte più antica di Ferrara, quella medievale, e insieme ai luoghi, gli intrighi, i segreti e le trame delle dame della Corte Estense.
La storia degli Estensi, signori di Ferrara, è stata caratterizzata nel corso dei secoli della presenza di donne di grande fama che hanno fatto parte della famiglia o che hanno gravitato attorno alla corte. Mogli, madri, amanti, amiche, talvolta reggenti, seppero conquistarsi un posto nella società del loro tempo e lasciare un segno nella memoria e nella storia della città.
Accanto a noi si erge maestoso il Castello Estense, una fortificazione voluta da Niccolò d'Este II nel 1385 non per difendersi dai nemici esterni, ma dalla rivolta del popolo. Inizialmente, vi era solo la Torre dei Leoni, poi vennero operate le estensioni che hanno portato il castello a divenire una vera e propria fortezza, nella quale i membri della famiglia si trasferivano quando c'erano rivolte o tumulti che li minacciavano. Un corridoio ancora oggi esistente noto come via Coperta serviva appunto per muoversi agevolmente dal Palazzo Ducale al Castello.
Fu la duchessa Eleonora d'Aragona (1450-1493), moglie di Ercole I d'Este, a decidere di trasferire la propria corte definitivamente nel castello. Forse era stanca di tutto questo correre da una parte all'altra coi figli attaccati alle sottane ogni volta che nel Ducato si scatenava una rivolta. Grazie alla sua decisione, il castello assunse sempre più l'aspetto di una dimora rinascimentale, idonea a proteggere, ma anche ad accogliere ospiti importanti.
E parlando del castello e di intrighi amorosi, come non ricordare la triste storia d'amore fra Ugo e Parisina. Lui, il figlio prediletto di Niccolo III d'Este. Lei, la sua matrigna, andata in sposa al padre che aveva solo tredici anni. Inizialmente ostili l'uno verso l'altro, si innamorarono poi perdutamente. Ma furono scoperti, come era prevedibile, e decapitati nei sotterranei di una torre la notte del 21 maggio 1425.
A pochi passi dal Castello si erge invece la Cattedrale di San Giorgio. Bellissima, fuori e dentro,
per certi versi questo capolavoro ci ricorda quanto gli Este abbiano saputo accumulare ricchezze garantendosi la Signoria della città a discapito di altre famiglie molto più antiche. Il principale finanziatore del Duomo fu infatti Guglielmo II Adelardi, cavaliere crociato e signore di Ferrara all'inizio del XII secolo. Nel suo testamento del 1183 volle come sua erede Marchesella Adelardi, figlia del fratello Adelardo II. Guglielmo morì poco prima del fratello e Adelardo nel 1185, quando Marchesella aveva 8 o 9 anni. La prematura morte anche di Marchesella e le vicende che seguirono portarono le fortune del ramo principale della famiglia agli Este, poiché la giovane era stata promessa in sposa ad Azzo VI d'Este.
Di fronte alla cattedrale, si trova il Palazzo Ducale, edificato nel XIII secolo. Il 2 febbraio 1502 qui arrivò Lucrezia Borgia con tutto il suo corteo. La Borgia andava in sposa ad Alfonso I D'Este e sarebbe diventata la Duchessa di Ferrara. L'attendevano Ercole I D'Este, che aveva accettato di farla andare in sposa a suo figlio solo dopo l'accordo per una più che cospicua dote ed Isabella D'Este, che faceva le veci della madre Eleonora d'Aragona, venuta a mancare qualche anno prima. La Marchesa di Mantova non faceva segreto della sua invidia per la futura cognata, che considerava una rivale. Nonostante la chiamasse "contadinotta", però, prima del suo arrivo a Ferrara aveva sguinzagliato le sue spie per conoscere i segreti del suo guardaroba.
Isabella e Lucrezia erano donne dai gusti molto diversi, ma avevano in comune una grande forza: pur con i limiti imposti al loro sesso, seppero amministrare molto bene i territori di loro competenza mentre i mariti erano in guerra ed essere continuamente di sostegno ai loro consorti.
Ci addentriamo nella parte medievale della città, passando davanti all'Enoteca al “Brindisi”, che si dice essere l'enoteca più antica al mondo. Documentata fin dal 1435 come Hostaria del Chiucchiolino (da "ciuc", ubriaco) è citata anche dall'Ariosto nella sua commedia intitolata “La Lena”.
Camminiamo a lungo nelle silenziose strade della città antica, illuminate da calde luci, fino ad arrivare in via delle Vecchie. Si pensa che il nome della via possa derivare dalle ultime anziane dame della casata degli Estensi che vi abitarono e, del resto, la via non dista molto da Palazzo Pareschi, un tempo palazzo Estense con un parco detto Belvedere, dove la nobiltà ferrarese soggiornò a lungo.
Anche Lippa degli Ariosti abitò al numero 4 di questa via, dopo essersi trasferita dagli alloggi di via del Carbone. La nobile bolognese seguì a Ferrara il marchese Obizzo III d'Este, ne divenne l'amante ed ebbe da lui ben 10 figli. Il marchese in punto di morte la sposò, il 27 novembre 1347, per legittimarne la discendenza.
Seguiamo il percorso per via Vecchie, sull'antica strada di sassi verso via Zemola, dove si narra che si svolse nel 1228 il miracolo di Sant'Antonio da Padova e del neonato che parla.
Da via Zemola proseguiamo per via delle Vecchie, poi raggiungiamo via della Paglia. Di lì, arrivati al Convento di S. Francesco dei Frati Minori Conventuali, giriamo a destra per via Savonarola, ricca di emergenze storiche.
Al civico 30 si trova infatti il Museo di Casa Romei, un tempo dimora del mercante Giovanni Romei. Intorno alla metà del XV secolo la dimora fu ampliata e abbellita in occasione delle sue seconde nozze con Polissena d'Este.
Polissena fu una figura molto controversa della corte estense. Andò in sposa giovanissima a Giovanni Romei ma quando lui morì, nel 1483, lo zio Ercole I cercò di intavolare uno sposalizio con un candidato indicato da Francesco Gonzaga, marchese di Mantova. Ma Polissena si oppose categoricamente e fuggì con Scaramuzza Visconti, cugino di Gian Giacomo Trivulzio e condottiero al soldo dello stesso Ercole, col quale si sposò in segreto. Fu bandita dalla corte estense per tre anni e poté rientrare nel 1487, con i figli avuti da Scaramuzza Visconti, probabilmente grazie all'intercessione della cugina Beatrice d'Este e del suo futuro marito Ludovico Sforza (detto il Moro).
Anche Lucrezia Borgia frequentava molto spesso Casa Romei e c'è chi mormora che si recasse lì non solo per suo diletto, ma anche per questioni non proprio trasparenti.
E a proposito di queste ultime, ci spostiamo all'angolo tra la via Savonarola e la via Praisolo, dove è collocata un'epigrafe che dice: “Per notturno agguato, qui cadeva trafitto Ercole di Tito Strozzi, poeta e filosofo rinomatissimo (1508)”. Ercole Strozzi (1473-1508) era un poeta e letterato e divenne confidente di Lucrezia Borgia alla corte degli Estensi quando sposò Alfonso I D'Este. Il cronista ferrarese Giovanni Maria Zerbinati fu il primo a documentare il suo assassinio: “La notte del martedì 6 giugno 1508, fu 'amazzato', e la mattina dopo trovato assassinato in strada, con 22 ferite 'e le canne della golla tagliate'”. Aveva 35 anni.
Non fu mai chiarito chi fosse il responsabile e il mandante dell'omicidio. Ma moltissime sono le ipotesi avanzate da numerosi scrittori e studiosi, la prima tra le quali è che i mandanti fossero esponenti intoccabili della società ferrarese del tempo. C’è chi ha ipotizzato che l'omicidio sia avvenuto per la complicità di Ercole Strozzi nell’intrigo amoroso di Pietro Bembo con la duchessa di Ferrara, anche perché il Bembo abitava presso di lui, chi sospetta che Alfonso e Isabella avessero scoperto che Ercole era il messaggero tra Lucrezia e Francesco II Gonzaga (marito di Isabella), tra i quali sembra esistesse una sorta di amore platonico, oppure ancora che l'omicidio sia attribuito alla famiglia Bentivoglio (cui apparteneva la moglie Barbara Torelli) per ragioni ereditarie, dato che Ercole fu un tenace difensore dei diritti della moglie.
Tutto fa supporre, comunque, che Ercole Strozzi fosse il custode di fin troppi segreti, che a quanto pare dovevano morire con lui.
Di fronte al Museo di Casa Romei, si trova invece il Palazzo di Renata di Francia, oggi sede del rettorato dell'Università degli Studi di Ferrara, che fu edificato nel XV secolo come dimora della famiglia estense ed in particolare di Renata di Francia, moglie di Ercole II d'Este. Altra figura interessante e controversa, Renata di Francia era sostenitrice delle idee protestanti, tanto più che a Ferrara accolse e protesse eretici e riformatori quali Giovanni Calvino, che fu suo ospite nel 1536 e con cui rimase in corrispondenza.
Apertamente accusata di eresia, fu rinchiusa nel castello di Ferrara, finché nel 1554 fece atto di formale sottomissione al cattolicesimo. Dopo essere stata costretta ad abiurare l'"eresia", volle vivere lontana dal centro politico e religioso cittadino e stabilì nel palazzo di via Savonarola la propria residenza. Dopo la morte di Ercole II (1559) rientrò in Francia e aderì apertamente al calvinismo, sostenendo gli ugonotti e continuando a frequentare gli ambienti a lei prediletti.
Proseguiamo per la via Savonarola e poi giriamo a destra per via del Pergolato, aggirando il Monastero del Corpus Domini. Accanto ad una porta sul lato dell'antico edificio, si trova un'epigrafe, che dice: “In questo Monastero del Corpus Domini visse per 28 anni Santa Caterina Vegri, di antica stirpe ferrarese, e qui ebbe estasi e visioni, qui dipinse, poetò e scrisse le Sette Armi Spirituali. Nel 1456, quale Abadessa con sedici consorelle fu inviata a Bologna per fondarvi il nuovo Corpus Domini. 1413-1463. A cura della Ferrariae Decus”.
Caterina de' Vigri arrivò a Ferrara nel 1424, all'età di 11 anni, ed entrò alla corte estense come damigella di compagnia di Margherita d'Este, figlia naturale di Niccolò III. Nel 1427 lasciò la corte estense per cominciare il suo percorso religioso e nel 1432 cominciò la sua vita claustrale francescana nel Monastero del Corpus Domini. Era una donna dotata di grande cultura e carisma, già in vita venerata dal popolo. Molti ferraresi la ricordano per il Miracolo del Pane e ancora oggi, il 9 marzo, giorno che commemora la santa, le suore, per ricordare quel lontano avvenimento, confezionano piccolissimi pani a forma di trifoglio che, una volta benedetti, vengono distribuiti ai fedeli.
Per noi bolognesi è l'altra patrona di Bologna, in coabitazione con il più celebre San Petronio. Molti la chiamano "La Mummia Nera", perché le sue spoglie "miracolose", tutt'oggi conservate nella Chiesa del Corpus Domini di Bologna, sono diventate color ambra scura (forse anche per l’esposizione ai ceri reiterata), ma sono ancora intatte. Inoltre, pare che il corpo trasudi ancora liquidi, e alcune vesti vengano regolarmente cambiate.
Dopo aver sostato davanti alla Chiesa del Monastero del Corpus Domini, proseguiamo sulla via Campofranco e poi giriamo a sinistra per via Praisolo. Arrivati in fondo alla via, all'incrocio con via Borgo di Sotto, andando a destra, arriveremmo verso il centro. Ma andando a sinistra, potremmo raggiungere via Borgovado 13, dove si trova la Casa di Alessandra Benucci, amante di Ludovico Ariosto. Si dice che i due mantennero un tale riserbo sulla loro relazione che tennero segrete anche le nozze quando queste avvennero, tra il 1528 ed il 1530. Alessandra voleva infatti mantenere la tutela sui figli avuti dal primo matrimonio e Ludovico non intendeva rinunciare ai benefici derivanti dalla carica ecclesiastica ottenuta dal cardinale Ippolito. Purtroppo, però, la loro unione fu di breve durata: il poeta si spense nel 1533 ed Alessandra rimase vedova per la seconda volta. Ma continuò a vivere nella casa di via Borgovado, divenne più religiosa e seppe gestire molto bene le notevoli disponibilità economiche ricevute dalla famiglia o come dote fino alla sua morte, nel 1552.
Nel tornare verso il centro, seguendo percorsi alternativi, rifletto a lungo su alcune di queste grandi donne, che hanno saputo farsi strada in un mondo governato da soli uomini, utilizzando “armi” come la grazia, l'eleganza, l'intelligenza, il coraggio, la fede. Esse seppero muoversi nell'ombra, ma nello stesso tempo portare luce in momenti dominati dall'oscurità, spesso favorendo la risoluzione di situazioni politiche complesse, come delle autentiche First Lady.
Ma furono grandi anche quegli uomini che seppero apprezzarne le capacità e consentire che queste portassero vantaggi e benefici al governo.
In questo senso, è il caso di dire che alcune unioni hanno generato equilibri capaci di lasciare un'impronta nella storia.
Link e ringraziamenti:
- Mappa dell'itinerario seguito, insieme a percorsi alternativi ed altri punti di interesse storico: Intrighi di cuore, trame e misteri alla Corte delle Dame Estensi
- Si ringrazia Emilia-Romagna in Tour, in particolare la nostra guida Emma, per averci condotto in questo interessante percorso storico.








