Accade ovunque, in ogni secolo, forse anche in questo momento, che un genitore perda il proprio figlio prematuramente. E quando accade, il dolore diventa vuoto incolmabile. Io ho perso mio padre sei anni fa e ancora non riesco a crederci, ma perdere un genitore non è la stessa cosa che perdere un figlio.
In qualche modo, un figlio, nel corso della sua crescita, è preparato al fatto che un domani il suo papà e la sua mamma se ne andranno. Ma è preparato un genitore alla perdita improvvisa di un figlio? Non credo, e la verità è che non so immaginare un genitore senza i suoi figli. Leggevo e riordinavo i documenti di una famiglia, questa sera: sono così tanti che non sono riuscita immediatamente a ricostruirne una storia.
Ma poi un gruppo di lettere e biglietti mi ha condotto ad un evento molto significativo per questa famiglia: la morte improvvisa di un figlio, sicuramente ancora in età scolare, nel 1932. Ho riordinato 39 lettere di condoglianze, 25 telegrammi e 115 biglietti da visita sui quali era scritto spesso "PSC", acronimo di "per sentite o sincere condoglianze".
Oltre alla tradizionale formula del tempo di inviare biglietti da visita con le condoglianze, quello che mi ha colpito di più è la vicinanza di conoscenti, amici e famigliari, anche dopo molti mesi dal fatto, qualcosa che va al di là delle tradizioni. Nelle lettere di auguri natalizi, leggo molta malinconia: dopo questo triste evento, le cose non erano più le stesse e certamente la festa che rappresenta più che mai la famiglia deve avere reso più acuto il dolore.
Tra i quaderni scolastici e le lettere al papà, nella pagina di diario in cui parla di una nevicata improvvisa, si preoccupa di quanti non hanno di che scaldarsi e alla fine scrive "...purtroppo anche le cose belle hanno il lato triste", intravedo l'anima gentile e la consapevolezza di questo bambino.
Mi chiedo come se n'è andato, se aveva paura, se immaginava il profondo dolore al quale sarebbe andata incontro la sua famiglia, proprio come comprendeva il dolore di un povero che non ha di che scaldarsi.
Queste lettere e documenti conservati rappresentano una presenza, un volerci essere, qualcosa di tangibile. Sono resistiti al tempo ed i loro contenuti e valori hanno viaggiato in esso. Parlo di quei valori che un tempo legavano a nodo stretto i componenti di una famiglia, ma senza soffocarli.
Molti secoli fa, un uomo scrisse: "Qualcuno ci ricorderà, anche in un altro tempo".
E oggi, dopo 85 anni, attraverso questi documenti, io sono qui, a ricordare quel bambino e il dolore della sua famiglia per averlo perso così presto, cosa significa sentirsi protetti da essa e continuare a sentirsi così anche dopo molti anni.
Come dicevo all'inizio dell'articolo, io non posso immaginare un genitore senza i suoi figli.
Cerco di non pensare, un po' come quando eviti guai o responsabilità. E la vita così sembra più semplice.
Ma come dice spesso mia madre a proposito del ricordare qualcuno che non c'è più: "Ci sono giorni che va peggio ed altri che va meglio".
Ha ragione: senza memoria, non c'è né coscienza né consapevolezza. Ed è nostra responsabilità prendercene cura e accettarla, sia nel bene che nel male.
Articolo ispirato da documenti appartenenti alla collezione privata di Enzo Ziosi - Argelato