«Se ben l’arte di vender libri, pare la più facile che si ritrovi, per esercitarla ben bene bisogna altro, che haver bottega con la bella insegna apiccata dinanzi a la porta».
Questo scriveva Nicolò Franco nel 1539 nel suo "Dialoghi piacevoli". E' una delle più antiche descrizioni del mestiere di libraio e credo che sia l'adeguata introduzione al percorso di Arnaldo Forni prima come libraio antiquario e poi nell'editoria.
Quando cominciai le mie ricerche sulla storia del nostro territorio, il primo nome che mi venne suggerito per la consultazione di libri sul tema fu proprio quello della Arnaldo Forni Editore, particolarmente nota per la pubblicazione di ristampe anastatiche di libri antichi e rari.
Le origini della casa editrice si fondano sulla passione, la curiosità e la capacità imprenditoriale di un uomo, Arnaldo Forni, che ha dedicato la sua intera esistenza ai libri.
Curioso a dirsi, ma Arnaldo, nato nel 1912 a Zenerigolo, una piccola frazione di San Giovanni in Persiceto, da ragazzo non amava perdere tempo sui libri e abbandonò presto gli studi secondari. Le regole educative, pressanti e serrate, di scuola, famiglia e lavoro, gli stavano strette. Così la zia materna, Suor Angelica, che tanta parte ebbe nell'assistere ed instradare il ragazzo, decise per lui un allontanamento inviandolo a Chicago presso alcuni cugini. Sarà lì che la storia della vita di Arnaldo cambierà. Era il 1929 e per ingannare il tempo Arnaldo girava per mercatini. Con i pochi soldi che la famiglia gli aveva dato cominciò, un po' per gioco, un po' per curiosità, ad acquistare e rivendere libri, intuendone ben presto le potenzialità commerciali.
Tornò in Italia completamente cambiato e cominciò la sua ricerca di pubblicazioni. Quando ne ebbe un piccolo fondo, cominciò la sua avventura prendendo due sacchi e stendendole per terra al mercato della Piazzola. Fu così, tra i banchi della Piazzola, che Arnaldo incontrò Albano Sorbelli. Storico e bibliografo, professore di di Biblioteconomia e Bibliografia all'Università di Bologna e Direttore della Biblioteca dell’Archiginnasio dal 1904 al 1943, Albano Sorbelli intuì la stoffa di Arnaldo e gli permise di seguire le sue lezioni di biblioteconomia e storia del libro all'università, che furono fondamentali per la sua formazione di libraio antiquario. Arnaldo considerò per tutta la sua vita Albano Sorbelli come il suo maestro e tra i due ci fu sempre grande rispetto ed amicizia.
Nel 1936 Arnaldo ottenne la licenza di commercio ambulante per la vendita di libri a Bologna, Firenze, Parma, Reggio Emilia e nel 1937, insieme alla moglie Odila Bellotti, passò dal commercio ambulante al commercio fisso aprendo la sua prima libreria antiquaria in via Galliera 15 a Bologna. La Libreria Forni nel 1939 aveva a catalogo 685 titoli, suddivisi per argomento, per la maggior parte edizioni dell’Ottocento e del Novecento, risultato della ricerca continua di nuovo materiale librario in tutta Italia. La dicitura “Acquisto intere biblioteche. Recomi ovunque”, usata per gli annunci di ricerca sui quotidiani, era molto indicativa dell'immediatezza che Arnaldo voleva conferire al messaggio: “recomi” è un’unica parola rispetto a “mi reco”, si caratterizza per il risparmio di parole e quindi di costo dell’inserzione. La parola “ovunque” denotava la frenesia di ricerca e quel senso di avventura che da sempre lo collegava a questo mestiere.
Nel 1947 Arnaldo tornò negli Stati Uniti con un obiettivo per preciso: acquisire le più moderne tecniche di vendita nel settore. Negli Stati Uniti, un paese in quegli anni con molto più potere di acquisto ed interesse alla nostra cultura, Arnaldo sviluppò notevolmente il suo indirizzario ed apprese nozioni di pubblicità. Era un'attività ormai scontata per gli americani, ma per gli italiani non ancora e lui aveva intenzione di portare con sé a Bologna la stessa capacità dei suoi colleghi americani di avvantaggiarsi grazie ad inserzioni su riviste di settore o anche su quotidiani più generici.
Rientrò in Italia con un progetto lavorativo ben chiaro in mente: diede impulso ai cataloghi (uno al mese con migliaia di titoli), alternandoli con bollettini aggiuntivi di materiale minore o di fondo per una clientela diversa, preparò liste monografiche (Teatro, Musica, Diritto, Letteratura saranno quelle più frequenti), per i bibliofili più ricercati ideò il catalogo La biblioteca di un amatore con i libri più belli, importanti e antichi. Ma soprattutto, trovò il modo di gestire lo scarto di libri, aprendo una biblioteca circolante proprio di fianco alla Libreria Forni, che affidò a sua sorella Maria Angela.
Migliaia di titoli finalmente accontentarono nuovi lettori che con un abbonamento minimo potevano leggere tutti i libri che volevano senza spendere cifre enormi. L'idea non era nuova, Arnaldo l'aveva ripresa da due biblioteche circolanti già esistenti da tempo, la Brugnoli e la Martelli. Ma ebbe il merito di ideare un metodo per riutilizzare lo scarto della libreria portandolo a reddito.
Nel 1952, Arnaldo aprì una nuova libreria in via Castel Tialto 3/A a Bologna. La libreria, piena zeppa anch'essa di libri, aveva 7/8 dipendenti che schedavano tutto il giorno per preparare i tantissimi cataloghi di vendita per corrispondenza.
Alla fine degli anni '50 Arnaldo decise di affrontare una nuova sfida: stampare in proprio i libri.
Cominciò appoggiandosi a nomi importanti dell'Università per poi dedicarsi nel 1960 alle sue materie preferite, la preistoria, la civiltà villanoviana, il Risorgimento.
Avviò una piccola legatoria in via Oberdan dove venne rilegata “La Civiltà del Ferro”, una delle opere per lui più importanti, ma questa impresa finì ben presto.
Poi cominciò un nuovo lavoro di ricerca e studio sulle possibilità della ristampa anastatica. L'idea, in Italia, era ancora abbastanza nuova, ma aveva già affascinato nel 1953 il suo amico e collega libraio Romeo Fiammenghi, che si era cimentato nella non semplice impresa della ristampa di Renouard, Annales de l’imprimerie des Aldes, Parigi, 1834, che è tutt'oggi uno strumento fondamentale per lo studio delle edizioni Aldine.
Arnaldo ci riflettè a lungo, fece un certosino lavoro di analisi sui suoi cataloghi, su quante richieste aveva avuto un’opera venduta presente, cominciò a segnarsi la presenza di opere uniche nelle diverse biblioteche italiane, e trovò nelle scelte dei suoi clienti lo strumento primario per iniziare la sua avventura editoriale. E' un segno di quanto il ruolo di libraio ed editore fossero saldamente intrecciati in lui: come librario antiquario aveva un'esperienza vastissima e questo gli consentì di intercettare l'interesse che avrebbe suscitato nel mercato, soprattutto quello accademico, la ristampa di opere antiche o moderne ormai introvabili e certamente costose. Cominciò rapidamente a muoversi nel campo umanistico e quando prese contatto con il British Museum nel 1962 era pronto per la ristampa della corposa opera in 29 volumi de A Catalogue of the Greek coins in the British Museum.
Forni partecipò al progetto al 70% dell’investimento e dei ricavi. Era l'inizio di una grande impresa di successo, che avrebbe visto coinvolta anche la sua famiglia: la sorella Maria Angela in particolare, ma anche il cugino Alessandro Forni ed il genero Aldo Besutti.
Il primo riferimento a Forni come editore e stampatore è del 1964. L'attività di “riproduzione, mediante processo fotografico anastatico, di opere editoriali scientifiche esaurite” trovò sede a Villanova di Castenaso, in via Merighi 3. Le riproduzioni, come indicato sul documento della Camera di Commercio, erano a limitatissimo numero di copie e potevano essere effettuate anche su commissione di terzi.
“Se io stampassi a poche copie tutte le buone opere italiane e straniere la riuscita è sicura-rapida” scriveva nei suoi appunti Arnaldo Forni nella seconda metà degli anni '50. In questa frase, anche se ancora riferita ad una generica attività editoriale, compaiono alcuni degli elementi fondamentali dell’editoria anastatica: stampare opere importanti in un numero limitato di copie.
Questa attività litografica continuò sotto la conduzione di Odila Bellotti fino a che nel 1967, dopo la chiusura del negozio di via Castel Tialto, il laboratorio per riproduzioni litografiche venne trasferito da Villanova di Castenaso a Bologna, in via del Triumvirato 7, dove era previsto anche il deposito di libri della ditta Libreria Forni-Galliera. L'attività della sede di via del Triumvirato andò avanti fino al 1971. Nel frattempo, Arnaldo si dedicò anche alla numismatica ed alla filatelia (un'altra delle sue grandi passioni) aprendo un negozio in via Farini 21/F, luogo ben presto frequentato da collezionisti e da studiosi come Cesare Gamberini di Scarfea, uno dei suoi più preziosi collaboratori per le ristampe anastatiche nel campo della numismatica.
Partecipò a mostre, convegni, incontri e fu tra i protagonisti della Prima Mostra Internazionale dell’Editoria Anastatica che si tenne a Firenze nel dicembre del 1971.
Nel 1977 aprì in via Marsala la S.E.A.B. (Società Editrice Antiquariato Bologna), una minuscola Libreria Forni che nel nome racchiude le sue tre grandi passioni: i libri d’antiquariato, l’editoria e la sua città. Questa libreria, che oggi si trova in via Emilia Ponente 234/3, esiste ancora ed è gestita dalla figlia, Arnalda Guia Forni.
Nel 1973 l'attività si trasferì nel grande stabilimento che Forni acquistò a Sala Bolognese, in via Gramsci 164. Il direttore editoriale a quel tempo era Antonio Poggiali, che proveniva da una grande realtà come la Casa Editrice Zanichelli. Grazie a questo collaboratore attento e preparato, i giornali si accorsero del lavoro di Arnaldo Forni e alcune interviste testimoniano l’importanza del suo impegno. In una di queste, pubblicata su “Il Giornale d’Italia” dell’8-9 giugno 1968 rispose ad esempio di non voler percorrere il sentiero della bibliofilia, ma di voler offrire, grazie alla sua attività editoriale, importanti strumenti di lavoro per la ricerca e lo studio, reprints di libri antichi e rari altrimenti introvabili.
Mai affermazione fu più vera, poiché a Sala Bolognese prese vita una delle più importanti case editrici di anastatiche al mondo.
Le materie erano le più svariate: Arte, Araldica, Dialettologia, Folklore, Bio-bibliografia, Gastronomia. Ma quelle fondamentali furono la Storia locale, la Numismatica e la Musica antica. Questa vasta produzione fu sostenuta da una costante ricerca bibliografica in collaborazione con docenti di livello universitario, musei, biblioteche e studiosi. In questa fitta rete di relazioni e contatti che Arnaldo seppe tessere fin dagli albori come libraio, dimostrò la sua grande competenza, intuizione e capacità imprenditoriale.
La collaborazione con la Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna fu di fondamentale importanza per l'attività della casa editrice. Nel 1965, a seguito della richiesta di Arnaldo Forni, Gino Nenzioni, Direttore dell’Archiginnasio dal 1960 al 1980, autorizzò la riproduzione del Manoscritto Gozzadini 171 e confermò la disponibilità dell’Archiginnasio a prestare pubblicazioni antiche o rare per la riproduzione anastatica.
Dal 1966 al 1982 la Arnaldo Forni Editore ha chiesto in prestito alla Biblioteca dell’Archiginnasio 328 volumi, da gran parte dei quali è stata ricavata l’edizione anastatica.
Può risultare singolare che in cambio la Biblioteca richiedesse solo una copia della ristampa ottenuta dai propri originali (in seguito diventeranno tre) e che addirittura si facesse garante per Forni del prestito di edizioni antiche conservate in altre biblioteche italiane. Ma dobbiamo considerare che per l'Archiginnasio all'epoca era determinante il risultato pratico dell'attività editoriale di Forni, cioè la possibilità di sostituire con ristampe le edizioni antiche soggette ad eccessiva usura e quindi di garantirne una migliore conservazione.
L'ampia sede della Arnaldo Forni Editore di Sala Bolognese ospitava tutte le attività della casa editrice: uffici, redazione, ufficio tecnico, amministrazione, tipografia, sviluppo, confezionamento. Le sale più ampie erano quelle delle macchine da stampa ed il magazzino, pieno di scaffalature colme dei libri stampati. Negli anni 70, nell'azienda lavoravano 50/60 dipendenti, numero che si sarebbe poi ridotto con l'esternalizzazione di stampa e confezione.
In alcuni appunti scritti su un quaderno da Arnaldo Forni probabilmente risalenti ai primi anni Settanta sono contenute preziose informazioni sull’organizzazione del lavoro, sui vari passaggi necessari per la realizzazione di una riproduzione anastatica e sulla sua mentalità imprenditoriale.
Nel 1983, anno della morte di Arnaldo, la Arnaldo Forni Editore era la quarta casa editrice italiana per numero di titoli preceduta solo da Giuffré, Mondadori ed Einaudi.
Dopo Arnaldo, la Forni ha continuato il suo cammino prima con la figlia maggiore Giuseppina, coadiuvata dal marito Aldo Besutti, e successivamente dalla secondogenita Aurelia e dalla nipote Ginevra Marmocchi, mentre Cinzia, figlia di Aldo e Giuseppina, seguiva il settore dei libri di antiquariato. All'altra figlia Arnalda Guia venne intestata, come già dicevamo, l'attività di antiquariato, l'attuale S.E.A.B., che oggi ha sede in via Emilia Ponente. Tre generazioni si sono susseguite nella conduzione della casa editrice di Sala Bolognese e nel mestiere di fare e scovare libri.
La nuova Forni si mosse in un mercato estremamente trasformato ed ancora in rapida evoluzione.
Gli anni Novanta furono gli anni della grande rivoluzione dell'editoria, avviata alla produzione digitale, favorita dalla pervasiva diffusione di Internet e del web. In rete cominciarono a circolare in maniera massiccia stampati, anche antichi, sotto forma di copie digitalizzate. Tuttavia, la Forni poteva vantare stampe più pulite, leggibili e non "mutilate" rispetto a quelle disponibili in rete e le scelte editoriali del "dopo Arnaldo", come la contrazione dei titoli del catalogo, erano volte a migliorare la qualità delle edizioni, le cui introduzioni venivano sempre affidate ad esperti critico-storici.
"E' impossibile descrivere la bellezza di avere tra le mani un manoscritto originale da riprodurre. Arrivare al prodotto finito e confrontarlo con l'originale, coscienti di tutti i passaggi che ci sono in mezzo, è impagabile" mi racconta Matteo Broccoli, dipendente dell'azienda dal 2001 al 2014.
Le tirature di queste ristampe erano ridottissime e i libri erano spesso confezionati in cofanetti, con dorature e incisioni sul dorso, o rilegate in velluto o tela pregiata. Opere d'arte tanto uniche quanto accessibili ad una nicchia, per la cui realizzazione erano coinvolte moltissime maestranze.
Sostenere dunque che il declino della casa editrice sia stato causato unicamente dalla sfida rappresentata dal mercato digitale, temo sia piuttosto riduttivo.
Ma certamente ci furono difficoltà e diverse scelte che la Arnaldo Forni Editore dovette fare per proseguire l'attività.
Nel 2011, l'azienda si trasferì nella nuova sede di via Stelloni a Sala Bolognese, più piccola, sicuramente meno dispersiva e probabilmente meno dispendiosa. I titoli pubblicati diminuirono drasticamente e poi arrivò la crisi dell'editoria, tra il 2013 ed il 2014, che non diede scampo alla casa editrice. L'azienda fu costretta a licenziare quasi tutti i propri dipendenti nel 2014 ed a cessare l'attività nel 2017. Ma è doveroso constatare come in tre anni si sia occupata di saldare completamente le competenze di ex lavoratori e fornitori e di limitare il più possibile la dispersione del "patrimonio editoriale" dell'azienda.
Sembra ci sia stato infatti un tentativo di vendere attività e catalogo ad altri editori, ma non si arrivò mai a trattativa, forse perché la produzione avrebbe comportato enormi spese.
Il grande magazzino, con alte scaffalature piene di libri invenduti e di un certo valore economico, venne a malincuore smembrato attraverso donazioni e, forse, altri metodi che non è dato conoscere.
Chi avrà avuto la costanza di leggere fino alla fine questo lunghissimo articolo, forse capirà come mai non ho voluto parlare della storia della Arnaldo Forni Editore partendo dallo stabilimento abbandonato di Sala Bolognese, attorno al quale oggi, tristemente, la vegetazione cresce incolta:
non sarebbe stato né giusto né corretto cercare qui, tra grandi spazi vuoti, vecchi arredi, polverose scaffalature semi-vuote e pile di libri abbandonati la vera storia ed il reale valore di questa casa editrice all'avanguardia per l'utilizzo fecondo di idee, intelligenze e consulenze d'eccezione, e della famiglia che l'ha condotta per così tanti decenni.
Comunque sia finita, la Arnaldo Forni Editore è stata una straordinaria avventura, sin dai primi passi di Arnaldo Forni nel bellissimo ed oggi tanto più complesso mondo dei libri.
Oggi i libri stampati dal ragazzo che non amava stare sui libri sono conservati nelle più importanti biblioteche del mondo e forse, chissà, in qualche altra prestigiosa collezione privata della quale ignoriamo l'esistenza.
A casa sfoglio il libro “Ville, castelli e chiese bolognesi da un libro di disegni del Cinquecento”. Si tratta della ristampa anastatica della Arnaldo Forni Editore di un bellissimo libro di disegni che Egnazio Danti realizzò nel 1578. La pubblicazione originale, insieme ad altra preziosa documentazione sulla nostra storia locale, è contenuta nel Manoscritto Gozzadini 171 conservato presso la Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna.
Si tratta della seconda edizione del 1996 (la prima è del 1967), che ho comunque impiegato molto tempo a trovare. Probabilmente non è una delle pubblicazioni più pregiate di casa editrice, ma io non mi scompongo: ho sempre pensato che il valore di un libro di questo tipo sia determinato dal percorso di studi e ricerche che ha portato alla sua concezione e soprattutto all'idea che pubblicazioni di questo genere possano diventare alla portata di ogni studioso e appassionato che ne abbia bisogno e le possa apprezzare.
Chiunque comprenda questo semplice ed essenziale concetto è degno di possedere un libro della Arnaldo Forni Editore.
Ringraziamenti, documenti, link ed altri materiali utili alla scrittura dell'articolo:
- I miei ringraziamenti vanno a:
- Gianluca Stanzani della Redazione di Borgo Rotondo, rivista di San Giovanni in Persiceto, per la consulenza e le informazioni editoriali fornite
- Matteo Broccoli, ex dipendente della Arnaldo Forni Editore, per l'intervista concessa in merito alla sua esperienza lavorativa presso la casa editrice. - "Un sacco di libri. Arnaldo Forni (1912-1983) libraio, antiquario, editore" – mostra a cura della Biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna in collaborazione con la famiglia Forni
- "Le sfide della casa editrice Forni" di Maria Gioia Tavoni (2012)
- “Un sacco di libri” di Maurizio Avanzolini – ER Istituto per i beni artistici culturali e naturali
- “Arnaldo Forni Editore, il sapore dei libri antichi” - a cura di Carta Bianca News (5 maggio 2012)
- Libreria SEAB Bologna
- Estratto dei dialoghi sulla libreria tratto da "Dialoghi piacevoli" di Nicolò Franco