Non era la nostra destinazione primaria, ma nel percorrere la strada che da Cento conduce a Bondeno, ci ritroviamo il grande complesso sulla sinistra e non possiamo fare a meno di fermarci. Ci chiediamo cos'era, giacché oggi ne rimangono solo i ruderi ormai quasi completamente coperti da vegetazione e rampicanti.

Il complesso abbandonato di Torre Spada a CentoTorre Spada di Cento può essere definita una residenza di campagna progettata e costruita per essere autosufficiente. Il complesso sorge al limitare di vasti terreni agricoli ed è protetto da un recinto di spesse mura, proprio come un castello. Gli edifici che lo compongono sono quelli tipici di una borgata agricola: la villa padronale, le residenze della servitù, i magazzini, le stalle, una chiesetta e l'oratorio detto di San Gaetano.

Villa Torre Spada in una foto d'epocaE' una delle costruzioni più antiche presenti sul territorio e nonostante l'aspetto attuale diroccato, si intuiscono lo splendore e la vivacità produttiva che un tempo questo luogo doveva avere.

Si hanno notizie del complesso, anticamentte denominato "Torre del Forcello", sin dal 1460, quando il Vescovo Calandrino cedette gran parte dei propri terreni ai Centesi, tenendo per sé ed i suoi eredi la "tenuta del Forcello". Nel 1501, la proprietà passò alla famiglia d'Este. Nel 1558, divenne la residenza di Ludovico Zagaglia.

Nel 1601 tornerà in mano al pontificato con Clemente VIII e poi suo nipote il Cardinale Pinto. Nel 1621 furono i Ludovisi ad acquisirla, definendola come la "Punta del Malaffitto" e descrivendola come una proprietà incredibilmente estesa.

Nel 1663 la tenuta passò al Cardinale Bernardino Spada, i cui eredi, per esaltare il prestigio della famiglia, battezzarono il complesso con il nome di "Villa Torre Spada".
Torre Spada di CentoE' chiaro come la tenuta ai tempi dovesse rendere moltissimo a livello agricolo, data la sua estensione in termini di terreno raggiunta grazie alle espansioni operate dalle proprietà precedenti.

Il complesso abbandonato di Torre Spada a CentoA mio avviso, fu la presenza quasi costante di proprietà ecclesiastiche a conferire alla tenuta un aspetto che definirei collegiale e monastico, con l'alta torre centrale della villa e dell'oratorio, le mura e gli edifici perimetrali a delimitare il complesso. Un rigore difficilmente riscontrabile in altre ville costruite nella stessa epoca.

Della villa e delle rare celebrazioni della messa nell'oratorio di San Gaetano, si sentirà parlare solo fino a qualche anno dopo la seconda guerra mondiale, momento in cui venne completamente abbandonata e lasciata a degradarsi. A questo, si è aggiunto il terremoto del 2012, che ha causato il crollo di buona parte delle strutture.

Oggi non è possibile addentrarci all'interno delle diverse strutture: le scale di accesso alla villa sono distrutte e impercorribili, lo scheletro di mura che le compongono è fragile, logorato dal tempo e dagli eventi che ne hanno causato la decadenza, i rampicanti creano una barriera naturale invalicabile.

Torre Spada CentoIl Comune di Cento non può intervenire in quanto la tenuta è una proprietà privata. Eppure non vi sono nemmeno proposte per il recupero, magari citate nei documenti  di pianificazione urbanistica aventi ad oggetto lo studio del territorio, a parte un auspicio contenuto in un elaborato preliminare del PSA del 2008, comunque non più in vigore.
Perciò, nonostante ci si renda conto della grande valenza storica di questo complesso, tutto tace. Non si direbbe, ma anche il silenzio può essere tagliente e lacerante. E quello che avvolge Torre Spada ferisce davvero nel profondo.

 

Link e materiali utili alla scrittura dell'articolo:

 

Le foto moderne a corredo di questo articolo sono state gentilmente fornite da Marco Pancotti

Le foto del nostro sopralluogo sono presenti nell'album: "Urbex – Villa/Torre Spada complesso"

 

Genziana Ricci
Sono Genziana Ricci, una blogger curiosa e da sempre appassionata di storia, cultura e arte. Ho creato questo blog per condividere con i lettori piccole e grandi storie del territorio di pianura bolognese, ferrarese e modenese. Credo profondamente nel valore del confronto e della divulgazione di conoscenze legate alla nostra storia, alle tradizioni e alla cultura del territorio, perché sono parte della nostra identità e possono offrire alle nuove generazioni insegnamento e arricchimento. Del resto, la storia ha bisogno di camminare sempre su nuove gambe.

 

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